La mostra “Le Patamacchine” è un allestimento interattivo e sempre in evoluzione che conta, ad oggi, 10 opere ispirate alle macchine inutili di Tinguely e ai principi della Patafisica di Jarry, ovvero alla “Scienza delle soluzioni immaginarie”. Realizzate dall’Associazione La luna al guinzaglio di Potenza presso il Salone dei Rifiutati da essa gestito, le Patamacchine sono oggetti meccanici interamente costruiti con materiale di scarto o usato, in particolare con i Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), recuperati per la maggior parte presso la PiActaforma (piattaforma ecologica dell’Azienda Comunale per la Tutela Ambientale per raccogliere rifiuti ingombranti). L’invenzione delle Patamacchine ha seguito un processo creativo partito dall’osservazione della realtà, caratterizzata da un inquinamento preoccupante e dall’onnipresenza delle realtà virtuali. Nel tentativo di ipotizzare un mondo alternativo possibile, si è approdati alla Patafisica che studia un universo supplementare a quello in cui ci troviamo, dove vigono le leggi che regolano le eccezioni. Applicando l’ironia e l’esagerazione degli assiomi patafisici al riutilizzo dei Raee si è giunti all’ideazione delle Patamacchine, che si pongono come un salvavita indispensabile alla sopravvivenza dell’immaginario. La loro progettazione e costruzione è stata preceduta da una serie di focus ai quali sono stati invitati adulti e bambini in età scolare: ai partecipanti è stato chiesto di associare degli oggetti ad alcuni stimoli uditivi, visivi, tattili e gestuali con i quali venivano sollecitati. Gli incontri si sono conclusi con un questionario predisposto per stilare una classifica personale delle macchine utilizzate durante tutto l’arco della vita in base a diversi criteri, riservando uno spazio alla proposta di macchine non ancora inventate. Ogni Patamacchina assembla in sé diversi rifiuti che, insieme, esprimono una nuova funzione, inimmaginabile se si considerano le leggi che oggi regolano il mercato. E, come per ogni macchina che si rispetti, anche queste sono dotate di una sorta di breve libretto di istruzioni per l’uso, a cui il visitatore dovrà attenersi per utilizzarle. Nell’ambito del percorso espositivo proposto, convivono diverse chiavi di lettura (scientifica, immaginaria, filosofica, romantica, ecologica) e due dimensioni temporali: il futuro, riferito a ciò che le macchine proposte promettono di fare (dalla “clonazione” all’annullamento dei pensieri negativi) e il passato per la scelta degli oggetti utilizzati che presentano linee, colori e forme dal gusto retrò. In realtà si tratta di oggetti sospesi tra la realtà e il nonsense, di macchine alimentate dall’immaginario, assurde, ironiche, assolutamente votate a creare degli “spiazzamenti percettivi” in grado di incuriosire, divertire e aprire spazi di riflessione sull’espansione imperante delle tecnologie e le sue conseguenze. L’universo delle Patamacchine è dominato dalla sorpresa, dal capovolgimento, dall’allucinazione. La mostra, dunque, ironizzando sugli eccessi del futuro, intende far riflettere il visitatore sull’importanza delle relazioni umane e del rispetto ambientale, opponendosi, attraverso la creatività e la fantasia, alla logica dell’usa e getta. In questo senso, le Patamacchine sono da considerarsi ambasciatrici di una fondamentale questione: il futuro del nostro ambiente dipende dal modo in cui lo viviamo e dalla dimensione ecologica che riusciremo ad esprimere. La cultura del riciclaggio dei rifiuti e del riutilizzo creativo degli oggetti può aiutare a prendere coscienza dei limiti invalicabili dello sviluppo della nostra società. Ogni oggetto contiene potenzialità creative meritevoli di essere accolte e sviluppate, perché ogni cosa, se osservata con altri occhi e con maggiore attenzione, può essere riscoperta nelle sue mille possibilità. La mostra presenta ulteriori spazi destinati alle attività de L’Intrattieni, in cui ciascuno potrà, giocando, mettere alla prova la propria immaginazione e riflettere sulla mostra appena visionata.
Il Catalogatore di Sogni
ovvero un deposito colorato per tutto ciò che desideri
Il Guarisci Pensiero
ovvero come tutto si dissolve con un soffio di vento profumato
Il Millesguardi
ovvero più vite vedo più ne potrò vivere
L’Anti Veglia
ovvero quando il cielo può vederlo soltanto chi non è sveglio
Il Pacificaphone
ovvero come la pace scorre lungo il filo
Il Potenziatore di Autostima
ovvero se vuoi vincere impara a perdere
La Stanza delle Domande
ovvero ciò che non riusciresti mai a chiedere
Lo Specchio Riflessivo
ovvero come solo uno specchio può pensarti
L’Aiutante Poetico
ovvero come usare il tempo per prepararsi in versi
Il Viaggificatore Materico
ovvero quando partiremo per un fine settimana sulla lana
E molte altre…
La Biblioteca dell’incontenibile Curioso
Spazio dedicato al famoso scienziato Albert Einstein e alla sua curiosità: i piccoli visitatori avranno a disposizione diversi libri per approfondire la conoscenza di alcune leggi scientifiche che hanno ispirato le Patamacchine.
Il Patagioco dell’OcO
Il tradizionale gioco da tavola per bambini è stato il punto di partenza per la realizzazione del percorso del Gioco dell’OcO; si potrà giocare individualmente o insieme agli altri visitatori, ognuno potrà scegliere la sua pata-pedina-mouse, mentre il dado verrà lanciato all’interno di un frullatore. Per avanzare sulle pata-caselle del tabellone i giocatori dovranno rispondere a domande relative alla mostra visitata.
L’OboloOblò dell’Inventore
Riservato a chi ha già un’idea ma non sa come realizzarla. Gli aspiranti inventori avranno a disposizione diversi materiali per dare forma alla loro idea, ma potranno anche decidere di progettare a casa la Patamacchina che porterà il loro nome. La pata-idea potrà essere messa su carta da imbucare nell’oblò oppure comunicata via mail all’indirizzo dell’Associazione info@lalunaalguinzaglio.it, corredata dal disegno del progetto e dall’indicazione delle sue possibili funzioni.
Il Patashopping
Le televendite proposte in questo spazio non vogliono spingere al consumo ma alla riflessione. Verranno trasmessi in un televisore filmati promozionali della durata di pochi minuti su Patamacchine inedite, una parodia delle vendite televisive che spesso propongono vere e proprie Pata-cche.
La patafisica, termine coniato dallo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry a cavallo tra il XIX e il XX secolo, fu definita “la scienza delle soluzioni immaginarie e delle leggi che regolano le eccezioni”; letteralmente significa ciò che è vicino a ciò che è dopo la fisica, ovvero la metafisica.
Lo scrittore francese tentò di dimostrare come fosse sciocco decifrare in modo univoco un fenomeno quando ne esistono infinite interpretazioni. Per questa ragione la patafisica non contiene alcun dogma, né formule pretenziosamente definitive, sintetiche e globali; non crede nel valore assoluto delle contrapposizioni convenzionali (bello e brutto, spirito e materia, bene e male, vita e morte, bianco e nero), eppure le comprende tutte.
Spesso espressa con un linguaggio apparentemente nonsense, questa scienza pone sullo stesso piano di equivalenza l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo e si occupa del particolare, non del generale, rappresentando la pratica delle eccezioni alle teorie e ai metodi della moderna e passata scienza. Non persegue alcuna costruzione chiusa, con pretese totalitarie e definitive, bensì un continuo accrescimento ed una continua riclassificazione dei dati forniti incessantemente dall’esperienza.
Il termine patafisica comparve per la prima volta nell’opera teatrale di Jarry, Ubu cornuto, del 1897, il cui protagonista è Ubu re, personaggio meschino, crudele e repellente, ma viene rivelata pienamente nell’opera Gesta e Opinioni del Dottor Faustroll, Patafisico, che vide la pubblicazione soltanto nel 1911, 4 anni dopo la morte dell’autore.
Negli intenti dell’artista d’oltralpe, la patafisica era una maniera personale ed anarchica per spiegare l’assurdità dell’esistenza e la sua infondabilità, ma l’atteggiamento intellettuale che con lui si è delineato ha avuto, soprattutto in Francia ma non solo, ulteriori e approfonditi sviluppi.
Dall’11 maggio 1948 esiste a Parigi un Collegio di patafisica, costituito come una società scientifica internazionale, anche se “minoritaria per vocazione”, con uno statuto, una gerarchia, un Ordine e un calendario.
Nel 1957 viene fondato a Buenos Aires il primo istituto straniero, mentre in Italia bisognerà attendere fino al 1964, anno in cui nacque a Milano l’Istituto Patafisico Mediolanense e quasi simultaneamente se ne costituiva un altro a Roma.
Gli anni ’80 furono caratterizzati nel nostro Paese da una particolare effervescenza intorno al movimento patafisico: dopo la fondazione a Torino di un altro istituto (1979), Bompiani pubblicò nel 1982 il libro di Enrico Baj, “Patafisica. La Scienza delle Soluzioni Immaginarie” e l’anno successivo fu realizzata, presso il Palazzo Reale di Milano, la mostra “Jarry e la Patafisica. Arte letteratura spettacolo”, un’ampia rassegna finalizzata a documentare le relazioni tra patafisica e arti.
Dopo la mostra, nel giro di un decennio, si assistette alla nascita di numerosi collegi ed istituti in tutta Italia: a Lovere, a Viadana, a Riva del Garda e a Napoli. Ultimamente ne sono stati creati altri, con emanazioni dirette e rare approvazioni del Collège de Pataphysique, come l’Autoclave di Estrazioni Patafisiche fondato a Milano nel 2008 e l’Istituto Patafisico Sardonico fondato a Cagliari nello stesso anno dalla compagnia teatrale Freddu e Gestu. Tutti questi istituti collaborano e contribuiscono alla conoscenza e diffusione della patafisica attraverso manifestazioni artistiche e pubblicazioni. In Inghilterra, Belgio, Cile e Brasile esistono istituti patafisici storici.
I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche o semplicemente rifiuti elettronici (talvolta citati anche con l’acronimo Raee, in lingua inglese Weee), sono rifiuti di tipo particolare che consistono in qualunque apparecchiatura elettrica o elettronica di cui il possessore intenda disfarsi in quanto guasta, inutilizzata, o obsoleta e dunque destinata all’abbandono.
In particolare, rientrano in questa categoria i piccoli e grandi elettrodomestici, le apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni, gli strumenti elettrici ed elettronici, le apparecchiature di illuminazione, i giocattoli e le apparecchiature per lo sport e per il tempo libero, i dispositivi medici (ad eccezione di tutti i prodotti impiantati ed infetti), gli strumenti di monitoraggio e controllo, e i distributori automatici.
La crescita esponenziale, negli ultimi anni, di questi prodotti e la loro sempre più rapida obsolescenza, ha fatto sì che la Commissione Europea ritenesse opportuno sottoporli ad una specifica disciplina giuridica, allo scopo di limitare soprattutto la dispersione nell’ambiente delle sostanze pericolose (mercurio, piombo, cadmio, cloro) che questi beni contengono. Perciò il 27 gennaio 2003 è stata adottata la Direttiva Europea 2002/96/CE, recepita in Italia nel Decreto Legislativo 151/05.
La Direttiva Raee è basata sul principio secondo il quale “chi inquina paga”. Per ottemperare questo principio, il finanziamento e l’organizzazione della raccolta e del trattamento dei Raee sono posti in capo ai produttori che, per sostenere questi nuovi costi, saranno liberi di far pagare un eco-contributo al momento dell’acquisto di un’apparecchiatura nuova, non superiore ai costi di trattamento.
Attualmente i cittadini possono conferire i propri rifiuti alle isole ecologiche e dal 1º gennaio 2009 possono riconsegnare gratuitamente il rifiuto direttamente al rivenditore, all’atto dell’acquisto di un’apparecchiatura della medesima tipologia.
Secondo i dati diffusi a ottobre 2009 dal Centro di Coordinamento Raee, il primato della raccolta spetta al Nord ovest, con più di 45.000 tonnellate, a seguire il Nord Est con circa 41.000 tonnellate, terzo il Centro Italia con poco meno di 26.000 tonnellate, fanalini di coda, invece, sono il Sud Italia (circa 15.000 tonnellate) e le Isole (quasi 9.000 tonnellate). In particolare la classifica vede sul podio la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto, mentre le regioni in coda sono la Valle d’Aosta, il Molise e la Basilicata, quest’ultima con sole 499 tonnellate di Raee raccolte.
Per quanto riguarda la media pro-capite sul totale della popolazione, il dato italiano si attesta al di sotto di quello europeo – pari a 6 kg -, ma nel dettaglio il terzetto di coda è composto da Basilicata (0,84 kg), Puglia (0,78 kg) e Sicilia (0,53).
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